La morte dei tre alpinisti precipitati domenica scorsa per 800 metri dal Colle Gnifetti sul Monte Rosa, aumentando la già lunga catena di tragedie di questo agosto, ha riacceso il tema della sicurezza in montagna e della "montagna assassina". Quest'ultimo incidente è stato causato dal cedimento della cornice di neve su cui procedeva la cordata. Fatalità, sottovalutazione di elementari regole di sicurezza e dei bollettini meteo, imprudenza, insufficiente preparazione al precorso affrontato? queste le domande che a posteriori ci si pone e che i media portano all'attenzione del pubblico.
Antonio Montani, nostro Vicepresidente generale, è stato invitato alla trasmissione Uno Mattina Estate per esporre il punto di vista del Club Alpino Italiano su queste tragedie e sulla prevenzione.
Alla domanda se è la montagna che uccide o se si è vittime di imprudenza o imperizia, Montani risponde che non è la montagna che uccide, ma che esiste sempre una componente di incertezza in ogni attività della vita legata anche a impreparazione e a volte imprudenza o non competenza su quello che si va ad affrontare. Mentre nulla è possibile fare contro la fatalità, il CAI fa molto in tema di conoscenza introducendo le persone alla frequentazione in sicurezza della montagna provvedendo ad una costante preparazione sia tecnica che culturale.
Ci sono regole, ci sono le guide che sconsigliano determinati percorsi a causa delle alte temperature in quota che rendono i ghiacciai instabili con crolli frequenti, però taluni continuano nonostante questo a salire dove non dovrebbero; esistono multe per chi non rispetta le regole? l'accesso è comunque sempre libero a chiunque e ovunque? Montani risponde che grazie al cielo non sono previste sanzioni e l'unico modo di intervenire è l'autodisciplina che nasce facendo regolare informazione e formazione. Ricorda che degli oltre 8000 interventi annuali del Soccorso Alpino, più della metà sono rivolti ai cercatori di funghi, frequentatori di una montagna diversa da quella in questione, più accessibile, ma altrettanto pericolosa se affrontata senza adeguata preparazione.
Riguardo alla questione climatica, fino a che punto è responsabilità del turista stesso capire come le condizioni meteo possono condizionare il suo percorso in montagna? Se si parla di turista, ribadisce Montani, va detto che chi non ha buona preparazione deve affidarsi a professionisti quali le Guide alpine; mentre chi vuole approcciare la montagna in autonomia dovrebbe rivolgersi al CAI che, tramite i propri corsi, i propri istruttori, le proprie Sezioni, provvede alla formazione con un approccio graduale, per garantire la propria sicurezza che comunque in montagna non è mai da considerare assoluta.
Questo il link a Uno Mattina Estate del 30 agosto;per l'intervento di Montani posizionarsi con il cursore da 1:15:08 fino a 1:24:00.